Si pensa che la rigenerazione delle fibre tessili sia un procedimento nato in età moderna. In realtà questo processo affonda le proprie radici in tempi lontani, in periodi in cui il riutilizzo dei vecchi tessuti, chiamati “cenci”, era all’ordine del giorno.
Stiamo parlando della tradizione dei cenciaioli, arte molto diffusa nella città di Prato e che tutt’oggi è motivo di grande orgoglio.
La nascita dei cenciaioli
Ma partiamo dal principio. I cenciaioli sono i protagonisti indiscussi della scena tessile pratese dall’800. Questa pratica ebbe una crescita esponenziale nel secondo dopoguerra, momento in cui le materie prime scarseggiavano e l’unica maniera per procurarsele era riutilizzare gli abiti smessi non più utilizzati.
Inizialmente chiunque poteva fare il cenciaiolo, ma pian piano questo processo si è affinato fino a diventare una vera e propria arte. Un’arte fatta di competenze e manualità esperte.
Quindi dagli scampoli di stracci buttati, si riusciva ad estrarre nuova materia prima e a creare qualcosa di nuovo. Un sistema circolare dalle antiche origini che aveva come scopo principale quello di non buttare mai via niente, ma di dare una nuova funzione d’uso ai vecchi “cenci”.
I cenciaioli oggi
Al giorno d’oggi preservare le risorse è, e deve essere, un dovere etico di tutti, data la disponibilità limitata che abbiamo a disposizione. Proprio per questo riprendere in mano i vecchi precetti dei cenciaioli è un passo importante nei confronti dell’impatto ambientale che il mondo del tessile genera.
Da Emmetex impieghiamo nella nostra produzione tessuti provenienti da materiali di scarto, grazie ai procedimenti che prendono spunto tutt’oggi dall’abile lavoro dei cenciaioli.
Infatti, i nostri tessuti in lana sono per la maggior parte derivanti da procedure di rigenerazione di abiti e stracci di scarto, che grazie a tecnici esperti, strumenti innovativi e tecnologie all’avanguardia diventano tessuti nuovi, con infinite possibilità di utilizzo.